Da New Delhi a Udaipur: La prima tappa della giornata
La prima immagine che riaffiora alla mente nel percorso da New Delhi a Udaipur (ma anche dalle foto) è ancora una volta Ganesha, appollaiato su una corona di tageti arancioni e in compagnia di un’altra deità che non distinguo. Siamo nel nostro pulmino in compagnia dei nostri due compagni di viaggio, della guida (della casta dei guerrieri) e dell’autista (un brahmano). Si sta a dir poco comodi, e questo è un aspetto essenziale quando si vuol fare il tour di un territorio così vasto. Ognuno di noi ha infatti a disposizione due sedili, così che possiamo allungare le gambe senza dar fastidio a nessuno.
New Delhi: La Porta dell’India
La giornata si apre con la visita ad un altro dei luoghi topici di New Delhi: la Porta dell’India. Si tratta fondamentalmente di un arco sul quale campeggia la scritta “INDIA”, immerso in un parco di un verde molto carico attraversato da stradine pedonali rossastre, e controllato a vista da militari che non sembrano star lì solo per ornamento.
New Delhi: Il Qutab Complex
La seconda tappa della nostra lunga giornata è il Qutab Complex, una serie di monumenti realizzati attorno al 1200 dai sultani mamelucchi che si sono alternati alla guida della città di Delhi. Si tratta di un complesso dominato da un alto minareto e caratterizzato da una serie di strutture in decadenza ma non in pericolo di crollo. Passeggiamo lungo queste rovine , e ci rendiamo conto che le due ragazze del nostro gruppo attirano le attenzioni di tutti gli indiani e le indiane, che in modo un pò insistente le bloccano per potersi scattare delle foto con loro come fossero star del cinema. Sarà una costante durante tutto il viaggio.
Dentro il sito
La nostra guida è induista e anche abbastanza integralista. Noto che soffre ad intessere le lodi di questa civiltà mussulmana che ha costruito delle opere così grandiose in terra indiana. Però la successione di immobili, minareti, madrase e tombe è davvero molto interessante e di grande rilievo storico e architettonico. La commistione di culture così diverse ha creato uno stile architettonico del tutto peculiare, chiamato indoislamico. Scattiamo tantissime foto, e non solo alle rovine, ma anche ai gruppi di indiani che vengono a visitare una parte della loro storia.
Lungo le strade di Delhi
Le strade di Delhi (non di New Delhi, dove tutto è molto più curato e “occidentale”) sono un disastro di traffico e di asfalto distrutto. Non credo si possa spiegare quante traiettorie riescono a prendere i mezzi che circolano su queste strade coperte di fango e immondizia, solcate da una marea di predoni della strada che hanno un solo obiettivo: andare avanti a qualsiasi costo, senza curarsi dell’esistenza di altri veicoli. La regola base è suonare il clacson in continuazione per evitare di essere schiacciati dai mezzi più grossi. Ai bordi di queste fiumane infernali di mezzi si svolge la vita degli indiani appiedati, che cucinano, mangiano, chiacchierano, bevono mentre alcuni fanno i propri bisogni dietro un albero in comunione con la natura, come se niente fosse.
Arrivo ad Udaipur
Ci rechiamo in aeroporto, dove pranziamo mangiando del pollo con delle lenticchie. Il volo verso Udaipur è sereno, e atterriamo in un aeroporto che potrei definire “a conduzione familiare”: una pista e una struttura piccola disposta su due piani, con il minimo di macchinari per il controllo bagagli. Giunti ad Udaipur ci immergiamo nella vita indiana locale. Vediamo le nostre prime mucche sacre che attraversano le strade consapevoli del loro status e intoccabili. Alcune donne vestite di mille colori hanno poggiato per terra dei teli e sopra di essi hanno posto in vendita dei cesti, e questo gruppo funge da spartitraffico. Dei bambini giocano con dei giochi di legno. Alcuni negozi “ufficiali” vendono spezie e caffè, ingentilendo di profumi l’aria carica dei fetori di gas di scarico e miasmi fognari.
Da New Delhi a Udaipur
Quando ormai sei convinto che l’India sia questa, che non ci sia scampo per le orecchie, il naso e neppure per gli occhi, desensibilizzati da architetture aliene al gusto geometrico di qualunque europeo, ecco che compare coma in sogno il nostro albergo! Posto su una collinetta alla quale si accede attraverso una stradina tortuosa, si estrania dal resto del mondo e consente al viaggiatore di immergersi nella pace e nel relax più assoluti. La vista sul lago Fateh Sagar è impagabile, anche perché consente di godere di un magnifico tramonto scarlatto. La cena è tipicamente indiana: non concede scampo a chi non ama le spezie e il piccante. Personalmente la trovo ottima!