Pagoda Shwedagon, all’improvviso
All’improvviso, senza una logica precisa, un post minimal sulla Pagoda Shwedagon. Perché? Anzitutto perché mi è venuta nostalgia della Birmania (altrimenti detta Myanmar), nazione magnifica e ancora non completamente rovinata da folle di turisti cavallette che uniformano ogni luogo e lo rendono simile a qualunque altro (non posso assolvermi del tutto da questa colpa). Inoltre perché si tratta di un luogo davvero bello, pieno di misticismo, di religione e di religiosità.
Pubblico solo tre foto: una panoramica dello spiazzo dove i fedeli circolano, una della stupa dorata, e una del grande Buddha che si venera in questo luogo sacro.
Lo spiazzo della Pagoda Shwedagon
Come tutti i luoghi sacri della Birmania, camminare scalzi, cosa obbligatoria per motivi religiosi, significa correre il rischio di sfracellarsi al suolo. Non so come mai, ma i birmani hanno scelto di realizzare i pavimenti dei loro luoghi di culto con delle piastrelle che a causa della pioggia o anche solo dell’umidità diventano delle saponette. In questo in particolare non ho visto nessuno cadere, fortunatamente, nonostante la pioggia e l’affollamento!
La Pagoda Shwedagon
La pagoda in sè è davvero spettacolare. Alta 99 metri, completamente coperta di lame d’oro, la si vede da quasi tutta la città di Yangon. Iniziamo a pregustarne la visita man mano che ci avviciniamo con il nostro mezzo. Una lunghissima scala ci conduce verso la sommità della collina che la ospita. Si tratta di uno degli edifici più sacri per i fedeli di questa nazione, perché la leggenda narra che contenga 8 capelli di Buddha. La sommità della Stupa è decorata con migliaia di diamanti.
Buddha benedice la Terra
Le statue del Buddha comunicano, a seconda della posizione delle mani, significati diversi. Si tratta dei Mudra, gesti simbolici che ho imparato a riconoscere durante il nostro ultimo viaggio in Thailandia. Ora, non è che io le ricordo tutte le posizioni, ma questo è chiaramente un Buddha che benedice la terra.
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