E ricostruiamole queste… perle di Jodhpur in una giornata di viaggio
Non è stato affatto semplice ricostruire e descrivere gli spostamenti di questa giornata. I miei appunti su carta (al tempo scrivevo con grafia microscopica su una agendina che avevo già portato in Vietnam e Cambogia, e che avrei portato con me anche in Perù) non mi sono stati affatto d’aiuto. Inoltre le foto, almeno quelle scattate da me, non mi venivano in soccorso per ricostruire gli spostamenti. Ho pensato di fare ricorso alle foto scattate da @mari_e_zombie. E mi si è aperto un mondo di ricordi legati alle perle di Jodhpur in una giornata di viaggio.
Poche foto… che succede??
Come mai ho così poche foto? Perché in India capita spesso che si debba pagare un biglietto aggiuntivo per poter scattare le foto. All’ingresso dei vari monumenti infatti è indicato in modo perentorio che bisogna “accreditare” (pagando) le macchine fotografiche. Pagato il prezzo, alla macchina fotografica viene applicato un bollino così che sia facilmente verificabile se può o meno essere utilizzata. Ecco spiegato il motivo per il quale le foto non mi aiutavano a capire cosa avevamo combinato durante la giornata. Abbiamo infatti sempre preferito pagare per la macchina fotografica di @Mari_e_Zombie, in quanto molto migliore della mia piccola Canon da viaggio e del mio cellulare.
Mucche in libertà
Di sicuro, e su questo ho pochi dubbi, la prima cosa che abbiamo fatto è stata andare in un negozio di spezie e sali a Jodhpur. Parcheggiato il nostro camioncino in una strada molto trafficata ma sterrata e percorsa da enormi mucche bianche, siamo entrati nel sottopiano di un negozio ben tenuto, ma anche dispersivo, nel quale abbiamo comprato qualche spezia e del sale dell’Himalaya (Mah…). La cosa più interessante di questa prima tappa in realtà è stata la possibilità di scattare da vicino le foto alle vacche sacre, che giravano per strada indisturbate.
Le perle di Jodhpur in una giornata di viaggio: o il Jaswant Thada
Visitiamo il Jaswant Thada. Si trova immediatamente a valle del forte Mehrangarh, e si tratta di un cenotafio, ossia di un monumento funebre ma sciccoso, in perfetto stile indiano, tutto marmi e merletti. Però se l’obiettivo era quello di far riposare in pace le ceneri di qualcuno (in questo caso dei maharaja) direi che è stato centrato, perché è un bel luogo di pace e riflessione, lontano dagli assordanti clacson della città e circondato da un giardino verde e rilassante. Inoltre a visitarlo siamo soltanto in quattro. Non c’è nessuno con noi, quindi la sensazione di quiete è amplificata.
L’attrazione principale della giornata è quella della quale non avevo neppure una foto: Il forte Mehrangarh. La sua mole imponente corona un colle abbastanza alto dal quale si può vedere il panorama di tutta la città.
All’interno del forte Mehrangarh
Superate le imponenti mura ci si ritrova dentro una corte e poi si entra in una serie di saloni enormi e coloratissimi per via delle vetrate variopinte, delle finestre e di una marea di specchi e specchietti incastonati nei muri e nei mobili che proiettano luci ovunque. Le sale si susseguono innumerevoli, lasciando sbalorditi per la marea di dettagli. Ma è quando si trova un affaccio sulla città che scatta la meraviglia. Perché Jodhpur, vista dall’alto, è davvero la città blu dell’India. È una caratteristica che camminando per strada si può intuire, ma da questa altezza è palese. Una bellissima distesa di case blu. Jodhpur viene anche chiamata “la città del sole”. Che si riferissero a lei i Timoria in Viaggio senza vento?
Dopo le perle di Jodhpur inizia la giornata di vero viaggio
In ogni caso, finita questa lunghissima escursione dentro le stanze del forte, saliamo in pullman per andare a Jaipur. Un percorso stradale di circa 6 ore, con giusto la pausa pranzo a spezzarne la durata. A me piace davvero tanto viaggiare in pullman, perché dai finestroni scatto foto insolite a cose o persone. In Rajasthan è uno spettacolo di colori e cose curiose: Ci sono pastori con mandrie di mucche ci pascolano ai bordi dell’autostrada, persone in bici che portano pacchi e pacchetti, o quelli che portano la famiglia in moto (mediamente tre persone). Bambini e donne vanno ovunque, con vestiti dai colori più diversi o con ordinate divise scolastiche. La cosa più folle poi sono le processioni. Gruppi di decine di pellegrini che camminano a bordo strada seguendo un camioncino con della musica e che pare facciano a volte anche centinaia di chilometri per raggiungere il luogo sacro al quale sono diretti.
L’arrivo a Jaipur
Arriviamo a Jaipur che è già buio. Percorriamo delle vie lungo le quali la vita notturna della città impazza. L’illuminazione pubblica è abbastanza scarsa, ma sopperiscono negozi e negozietti frequentatissimi e molto illuminati. Dei fari nella scura notte indiana.
Finalmente in hotel!
L’hotel si trova in periferia ed è davvero bellissimo, come tutti gli hotel nei quali abbiamo avuto la fortuna di dormire finora. Ci mettono un pò per darci la stanza, e siamo davvero stanchi perché i chilometri iniziano a farsi sentire. Prima di cena ammiriamo delle opere di artisti locali dei quali è stata organizzata una mostra nella hall, una scelta che apprezzo davvero tantissimo. Inoltre ne approfitto per fare una chiacchierata col gestore di uno dei negozietti che si trovano al pian terreno. Si tratta di un anziano signore del Kashmir al quale provo a spiegare, temo senza troppo successo, dove si trova la Sardegna, terra della quale non ha mai sentito parlare.