C’è tutto un Mondo intorno: dai Matia Bazar ai giorni nostri
C’è tutto un Mondo intorno è il titolo di un famoso brano di Matia Bazar. Con la mia compagna, In particolare, quando qualcuno è particolarmente distratto, e indulge nel suo rincoglionimento, canticchiamo a mezza voce questa frase e sorridiamo fra noi.
Io e il mio spirito luddista
Da circa sette settimane, in un impeto luddista tipico del mio carattere estremamente volubile, ho disinstallato dal telefono l’app di Twitter (continuo a chiamarlo così, non riesco a dare ragione ad Elon Musk). Mi ero reso conto del fatto che perdevo un sacco di tempo a scrollare la tweet list. Non nego che spesso leggevo notizie interessanti (seguo molti profili che parlano di storia antica). È che a volte stavo a fissare il cellulare anche per 30 o 40 minuti quasi senza interruzione.
Siccome penso che nessun eccesso faccia bene, dopo aver tentato di ridurre la mia dipendenza silenziando le notifiche, ho ritenuto di fare la scelta drastica di disinstallare direttamente l’app, e di utilizzare eventualmente quella piattaforma solo collegandomi da pc.
C’è tutto un Mondo intorno – Cosa è successo a quel punto?
Nonostante avessi disinstallato la app di Twitter, buona parte del tempo che prima dedicavo ai tweet (a leggerli più che a scriverli) la stavo reinvestendo su altri social, come ad esempio Instagram o addirittura LinkedIn. Come sono caduto in basso! La soluzione più semplice a quel punto sarebbe stata quella di disinstallare tutte le app di social. In realtà questo è un sogno che so che non potrò mai realizzare. Perché la prima app che vorrei disinstallare dal mio telefono è, senza dubbio, WhatsApp, e ormai, purtroppo, per lavoro o per stare in contatto con i familiari è essenziale.
Cosa ho fatto?
Ho deciso di utilizzare lo smartphone in modo consapevole. Non era più accettabile che ogni tot secondi prendessi il telefono in mano per verificare se vi fossero notifiche, o semplicemente per vedere se mi fosse sfuggita qualche notizia su Google News. Era ormai chiaro che si trattava di una vera e propria dipendenza da tecnologia.
Consapevolezza tecnologica
Utilizzare lo smartphone in modo consapevole significa anzitutto fare una riflessione su quella che è la vera finalità di fondo dell’avere uno smartphone in tasca:
- La prima funzione è quella di effettuare e ricevere chiamate (cosa sempre più rara ormai, tranne per le chiamate degli operatori che cercano di vendermi qualcosa).
- La seconda in ordine di utilità, almeno per quanto mi riguarda è quella di tenere sotto controllo tutti i parametri relativi alla “salute”: numero di passi, peso, allenamenti e notifiche per le medicine.
- La terza funzione per me fondamentale è quella di prendere appunti. Fin da bambino infatti ho capito che il modo migliore, almeno per me, di memorizzare le cose era quello di scriverle. Per questo sul mio telefono ho installato diverse applicazioni che mi aiutano a tenere nota di qualsiasi cosa io faccia o di tutto ciò che ritengo possa tornarmi utile a casa o al lavoro (in particolare utilizzo Evernote, nella sua versione a pagamento, Notion per ora in versione gratuita, e Note di Apple).
- La quarta, alla quale non posso assolutamente rinunciare è quella di leggere e tenere traccia dei libri che leggo. Grazie all’app Kindle riesco a leggere, proseguendo sul telefono da dove avevo interrotto a casa sul Kindle “fisico”. Si tratta di una comodità estrema, che mi consente di dedicarmi ad una delle mie più grandi passioni.
- Non posso dimenticare poi lo scattare foto e fare i video, in particolar modo in viaggio.
Escluse queste cinque funzioni, ho deciso di non toccare il telefono mai se non per rispondere o chiamare.
I primi giorni – Alla scoperta della dipendenza
Non nascondo che per almeno due o tre giorni è stato a dir poco imbarazzante ciò che mi succedeva. Con la stessa cadenza con la quale prima prendevo il telefono in mano per verificare se mi fossero arrivate notifiche, appoggiavo la mano sul telefono pronto a prenderlo ad accendere quel maledetto schermo luminoso. Ciò accadeva in particolare nelle situazioni di noia o di attesa breve. Per le pause lunghe, se non ho con me il kindle, continuo a usare il telefono come strumento di lettura di libri.
A differenza di ciò che facevo prima, ho iniziato a “fermare la mano” diretta verso la tasca e lasciare il telefono al suo interno. Ogni volta che toccavo la tasca, riportavo la mano, vuota, lungo il fianco.
Si può vivere così?
Questa fase di astinenza acuta, nonostante siano passate ormai alcune settimane continua ad andare avanti. Devo ammettere di essere abbastanza soddisfatto di come procede, anche se a volte mi ritrovo col telefono in mano dopo aver risposto ad una chiamata o aver ricevuto un maledetto messaggio su whatsapp. In ogni caso le ore che passo davanti allo schermo del cellulare sono diminuite drasticamente. E ho fatto una scoperta incredibile.
Di cosa mi sono accorto?
Ho scoperto che c’è tutto un Mondo intorno! È un mondo fatto di zombie, che camminano per strada, guidano auto e moto (teste di cazzo), siedono in attesa del dottore, fanno la fila nel negozio, senza mai staccare gli occhi da quella scatola magica portatile. Siamo una civiltà di citrulli tecnologici.
C’è tutto un Mondo intorno: Quanto potrò ancora andare avanti?
Come affermato in premessa, ho un carattere molto volubile. Non so quindi se questa mia scelta durerà a lungo, o se pian piano, un’eccezione dopo l’altra, una notifica dopo l’altra, non ricadrò in quel girone infernale. Per ora spero solo che duri, perché nonostante tutto mi sembra di usare meglio il mio tempo, e mi sembra di aver fatto la scelta giusta!
ps. nel mentre ho disinstallato anche LinkedIn e impostato un limite per Instagram.
pps. Nel mentre, a furia di non usare il cellulare, sto leggendo molto di più. Vi regalo un passaggio di uno degli ultimi libri che ho letto, Pianeta Acqua di Jeremy Rifkin, affine per materia a questa nota.
Trovare la via per tornare alla natura non sarà un’impresa facile. Nel 2022 l’americano medio passava il 92 per cento della sua giornata al chiuso e oltre 7 ore al giorno con gli occhi fissi su uno schermo. E, tanto perché non si pensi che gli americani sono un’eccezione, la persona media a livello mondiale passa 6 ore e 57 minuti ogni giorno guardando uno schermo, che si tratti di uno smartphone, di un iPad, di un computer o della televisione. Gli abitanti di alcuni paesi sono ancora più incollati allo schermo. I sudafricani sono in cima alla lista, dato che ci passano davanti 10 ore e 46 minuti al giorno. Durante la recente epidemia di COVID-19, ricercatori americani hanno stabilito che i ragazzi tra i dodici e i tredici anni avevano raddoppiato «il tempo trascorso davanti allo schermo per ragioni non scolastiche, portandolo a 7,7 ore».