Lasciamo Jaipur, con le sue bellezze e i suoi lati oscuri, e ci rimettiamo in marcia verso la prossima meta indiana. Come ho già avuto modo di notare e di raccontare, le strade indiane sono un catalogo di figure particolari infinito. Per questo è piacevole mentre siamo in viaggio scattare delle foto dai finestroni del nostro minibus, in particolare alle processioni che si dirigono chissà dove.
Shri Giriraj Dharan, Dausa
La mattinata sarebbe però un pò monotona, e tutta dedicata al viaggio, se non notassimo al lato della strada un variopinto tempio induista. Decidiamo di fermarci per vederlo da vicino. Si tratta dello Shri Giriraj Dharan a Dausa, un tempio dedicato al Dio Krishna in una particolare declinazione locale legata alla montagna di Govardhan. Niente di strano, succede in tutte le religioni (pensate alle varie “versioni” locali della Vergine Maria).
Dentro il Tempio
Saliamo due rampe di scale che consentono l’accesso ad una sorta di piazzetta con una fontana senz’acqua. Dinanzi a noi si innalza il tempio, sormontato da alcune bandierine. Ci avviciniamo e i colori delle pareti del tempio letteralmente esplodono. Il pavimento di accesso è arricchito da un rosone geometrico contornato da fiori. Per accedere ci togliamo le scarpe come fanno tutti i fedeli, presenti in buon numero. Il tempio all’interno è molto bello, e lungo le pareti ci sono dei riquadri che raccontano le storia del Dio, e una serie di statue colorate così come dovevano essere quelle dei templi classici greci e romani 2000 anni fa. In effetti mi sembra di poter intravedere diverse somiglianze, forse una base comune, tra la religione europea antica e questa presente e viva in India. Di certo le comuni radici indoeuropee non sono solo linguistiche.
In ogni modo: i neon sul tetto li avrei davvero evitati. Perché a causa dei neon e delle colonne quadrate sembra di stare in un prefabbricato sul quale è stato costruito un bel tempio!
Usciamo e notiamo parcheggiato di fianco al tempio uno dei camioncini che guidano a suon di musica e mantra i gruppi di pellegrini a piedi. Questa è quindi una delle destinazioni di queste torme danzanti!
Chand Baori Abaneri
Ripresa la strada giungiamo a quello che doveva essere il primo obiettivo della giornata, ma che è diventato il secondo. Ci fermiamo in una strada sterrata, segnata da un lungo canale nero di fognatura. Parcheggiamo di fianco ad un muretto ed entriamo in un colonnato coperto che termina in una scaletta discendente. Un forte profumo di incenso permea l’aria. Si sente una voce maschile salmodiare. Proviene da una piccola cappella posta di fianco alle scale, popolata da un gruppetto di fedeli immersi nella chiara luce del mattino.
Voltando lo sguardo vediamo la meraviglia. Sembra quasi di non stare nella realtà fisica del nostro pianeta. Come immersi in un’illusione ottica fatta di mattoni, scale, luci e ombre alternate conducono lo sguardo verso un abisso geometrico delimitato verso il basso da un un uniforme massa verde e compatta di alghe.
È il famoso Chand Baori Abaneri, un antico pozzo scalare situato nel villaggio di Abhaneri.
Questa struttura assurda è stata costruita nell’ottavo secolo. Le scale hanno la funzione di condurre all’acqua in base al livello che raggiunge nei diversi periodi dell’anno.
Le pareti del pozzo sono decorate con sculture e ornamenti che rappresentano motivi geometrici, divinità induiste e scene di vita quotidiana.
Pranzo lungo la strada tra Jaipur e Agra Al Rajasthan Motel
Ho traccia del pranzo grazie ad una foto che ritrae il tetto e i lampadari incredibili di questo ristorante lungo la strada tra Jaipur e Agra. Abbiamo pranzato al Rajasthan Motel, dove se volete potete anche giocare a biliardo o acquistare qualche piccolo souvenir. Ricordo di aver mangiato bene. E vi garantisco che non mi è stata accreditata nessuna rupia per questa veloce recensione!
Fatehpur Sikri – Agra
Prima del nostro ingresso più che anonimo nella città di Agra, visitiamo un altro dei pezzi forti del nord dell’India: Fatehpur Sikri.
Si tratta di una città storica costruita nel XVI secolo dall’imperatore moghul Akbar, capitale per un breve periodo del suo impero. Oggi è un sito archeologico patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Si tratta di una sorta di cittadella abbandonata, fatta di palazzi, moschee, padiglioni, piscine e giardini. Il colore rosso non può essere aggettivato come predominante: è semplicemente l’unico. Tutto è costruito in arenaria rossa. Se non fosse per i pappagalli verdi che nidificano nelle caditoie e in alcuni anfratti potrei dire di non aver visto altri colori in questa “città fantasma”.
Cosa ricordo di Fatehpur Sikri oltre al colore? Ricordo che abbiamo camminato per un tempo indeterminabile all’interno del Palazzo di Jodhabai, le sue sale e i cortili interni, ammirando ciò che resta degli affreschi oltre alle bellissime finestre e gli stucchi. Ricordo inoltre uno degli odori dell’India che più mi ha colpito. E devo dire che ora che lo conosco così bene mi stupisce non aver capito subito di cosa si trattasse.
In effetti entrando in uno qualunque di questi luoghi storici, o anche in templi ancora sacri ma non più attivi (e ce ne sono di bellissimi in tutto il nord) si viene avvolti da questo odore che è la somma di più fragranze. In particolare dominano l’incenso, l’umidità e una massiccia dose di guano di pipistrello. Il risultato non è particolarmente piacevole, però a furia di associarlo a quei luoghi devo dire che ora che non lo sento da un pò… mi manca!
Finalmente Agra!
Ci rimettiamo in marcia, lasciando questo luogo fuori dal tempo per dirigerci verso la nostra ultima meta di giornata: la città di Agra, famosa per il mitico Taj Mahal. Per oggi però di questa importante meta turistica dell’Uttar Pradesh vediamo solo alcune vie e dei ragazzi che giocano a cricket in campi di periferia.
Il nostro hotel è particolarmente bello. Si tratta del Blu Radisson, che si trova a pochi minuti di bus dal parcheggio del Taj Mahal. Non combiniamo granché: vediamo il bazar di negozi al pian terreno, sbrighiamo le pratiche per prendere possesso della stanza, facciamo una doccia e ceniamo. Il pezzo forte ci attende domani mattina, e non vediamo l’ora!