La nuova meta è la Colombia. In questo post racconto velocemente il viaggio verso la Colombia e l’arrivo a Bogotà. E anche perché abbiamo scelto di visitarla. Non lo abbiamo di certo fatto perché negli stessi giorni c’è Selvaggia Lucarelli, personaggio del quale avevo perso la memoria e che pare andare di gran moda in questo periodo sui nuovi social.
CI andiamo principalmente per due motivi: la mia compagna aveva piacere di visitarla, credo attirata fra le altre cose dai colori sgargianti di Cartagena de Indias e dalle bellezze naturali di questo stato. Inoltre anche per una questione tecnica: il nostro passaporto è in scadenza, e la Colombia è uno di quei pochi stati che accettano un passaporto a meno di sei mesi dalla scadenza.
Superati i controlli più laboriosi di tutto il viaggio (cioè quelli di Alghero, dove bisogna ancora mettere ancora i liquidi in una sacchetta trasparente, massimo 100 ml, massimo 10 pezzi… che palle!) e il primo volo di 50 minuti circa, giungiamo a Roma, dove facciamo Il solito giro nel duty free e poi la colazione da Eataly. Prendo un tè e un bombolone “farcito”. Anche se io per farcito intendo ripieno, loro intendono “con sopra una macchia minuscola di crema al pistacchio”.
Saliamo sull’aereo per Madrid alle 11:40 circa. Sembra un bell’aereo spazioso, tutto grigio e rosso come da colori della compagnia. Il personale parla spagnolo, e la cosa, non so perché, inizialmente mi stupisce, mentre in realtà è perfettamente ovvia, essendo la destinazione Madrid, e trattandosi di un volo Iberia!
Il volo tra Roma e Madrid è più lungo di quanto ci si possa aspettare. Dormo durante la prima ora, mi sveglio giusto il tempo di veder sfilare sotto di noi al Sardegna, poi cerco di restare sveglio. All’arrivo a Barajas l’atterraggio difficile, con molti vuoti d’aria. L’aereo sembra quasi mettersi di traverso a pochi metri dalla pista, ma nonostante tutti i salti atterriamo integri.
A Madrid in aeroporto non restiamo poi tanto. L’imbarco per Bogotà è agevole. Gli spazi in aereo (Iberia anche stavolta) sono adeguati. Abbiamo la possibilità di allungare abbastanza bene le gambe, anche se manca il divisore tra i piedi dei passeggeri. La seduta inoltre è un pò rigida, cosa che nei voli lunghi può diventare scomoda. Il sistema di infotainment è quello classico, con schermo touch e presa usb per ricaricare lo smartphone. Manca il bocchettone direzionale per l’aria, e almeno prima della partenza c’è un caldo assurdo. La compagnia mette a disposizione un piccolo cuscino e la classica coperta in pile (rossa).
Viaggio complessivamente comodo, ma l’aereo è freddo e onestamente troppo rumoroso. Inoltre le porzioni di cibo sono davvero minime e il gelato sciolto servito ad un certo punto del volo è stato una specie di esperimento sociale. Avevo le mani sporche di cioccolata e panna già due secondi dopo averlo scartato.
Arriviamo all’aeroporto di Bogotà che siamo abbastanza provati dal viaggio. Poco male pensiamo: fra poco saremo in hotel e potremo rinfrescarci. E invece ci attende un’amara sorpresa. C’è una fila pazzesca per il controllo passaporti! Pazzesca nel senso che impieghiamo oltre due ore per poter sbrigare le formalità di ingresso in Colombia. Dopo un viaggio così lungo non è proprio l’ideale.
Ritiriamo il bagaglio che ci attende triste e sconsolato di fianco al nastro (immagino che gli addetti dell’aeroporto si siano stancati di vederlo girare e abbiano depositato tutto a terra per sfinimento!) e finalmente riusciamo a respirare l’aria di Bogotà, fresca e leggera come non ne respiriamo da 26 ore!
Incontriamo i compagni di viaggio. Siamo in 7 ma io gruppo sarà di otto persone perché una persona si aggiungerà al gruppo in nottata. Con un bus navetta andiamo verso l’hotel. Siamo morti. Onestamente sfatti.
Usciti dall’aeroporto prendiamo una strada veloce che ci conduce verso Bogotà. Ci infiliamo in un lunghissimo tunnel, e quando emergiamo sulla destra, immerso nella notte, ci appare un mare di strade e stradine illuminate da puntini di luci bianche, sparse su una ripida montagna di la dalla valle. Avrei voluto poter fotografare la prima immagine di Bogotà, ma andiamo davvero veloci e non riesco a scattare una sola foto decente.
Il nostro hotel ci rincuora. Si tratta di un Novotel molto carino. Siamo al sesto piano, unica camera doppia del gruppo.
La stanza è davvero piccola, forse solo in Giappone abbiamo avuto camere di queste dimensioni, però c’è tutto ciò che serve, inoltre è pulita e confortevole. Essendo particolarmente stanchi non ci crea troppo disturbo la musica che entra dalla finestra e che va avanti fino a tardi. Fiduciosi nella giornata di domani, crolliamo nella nostra prima notte colombiana.