La twilight zone tra Nazca e realtà
Il tragicomico sorvolo delle linee di Nazca l’ho già raccontato, quindi il terzo giorno del nostro viaggio in Perù potrei anche considerarlo archiviato. Ma in realtà dopo il volo, che abbiamo effettuato molto presto, c’è tutta una giornata di viaggio tra Nazca e realtà.
Incipit: sono morto
La storia di oggi potrebbe iniziare con me sdraiato per terra, distrutto dal volo, incapace di prendermi cura di me stesso e della mia compagna che sta peggio di me. Ricordo che mi sono concentrato sul mio respiro per cercare di tornare alla realtà, e mentre eseguivo questo esercizio qualcuno mi ha chiesto il passaporto per aggiungere il timbro “Nazca Lines”. Evviva!
Salutiamo Nazca. Direzione Arequipa!
Saliamo in pullman, torniamo in hotel per fare colazione. Riesco a bere giusto un te, perché il mio stomaco è devastato. Partiamo verso Arequipa. 560 km, ma di strade peruviane. Per arrivare dobbiamo attraversare una lunga landa desertica, veder sfilare verso sud l’Oceano Pacifico con le sue onde impetuose e continue, e riprendere la salita verso l’interno di questa magnifica nazione.
Il lungo viaggio in Pullman
In definitiva si tratta di stare seduti in pullman e sgranchirsi le gambe nelle varie soste “idrauliche”, cercando di lasciarci alle spalle definitivamente i postumi del volo che si faranno sentire per tutta la giornata.
La strada, il deserto, i paesaggi tra Nazca e realtà
Dopo qualche ora riesco a mangiare qualcosa e a bere una coca cola. Nel mentre ho scattato delle foto a dei paesaggi incredibili: vallate verdi attraversate da placidi fiumi, ma circondate da colline pressoché desertiche. Strade (in particolare la panamericana sur) polverose e battute da un vento impetuoso. Scorci di oceano. La natura in Perù offre un caleidoscopio di scenari che cambia dietro ogni curva di queste strade infinite, spesso tortuose, a volte dritte per chilometri. Poco prima di entrare ad Arequipa ci siamo fermati a mangiare in un ristorante. Mega fettina fritta, insalata e birra. Ma non vedevamo l’ora di arrivare.
Finalmente Arequipa!
Arequipa pare un miraggio dopo un viaggio così lungo. È già buio, scendiamo dal pullman mezzo anchilosati e ci trasciniamo dietro le nostre valige verso l’hotel. Però c’è della magia nell’aria, e la sentiamo subito, istintivamente. Musica e risate in lontananza, ma sempre più vicine. Dei musicisti suonano per strada, un folto gruppo di ragazzi sparsi lungo una bella via li ascolta, e una ragazza accenna qualche passo di danza. Questo è il primo ricordo che abbiamo di Arequipa.
La nostra casa, per una notte
L’hotel è in una posizione a dir poco invidiabile, sulla Plaza de Armas, davanti alla cattedrale. Arequipa promette di ripagarci delle sofferenze del lungo viaggio che abbiamo fatto per raggiungerla. Ne siamo certi. E con questa certezza crolliamo a letto.