Una giornata ad Udaipur: il giardino Saheliyon-ki-Bari
La notte ad Udaipur è passata placida, in questo luogo incantato che affaccia sullo splendido lago Fateh Sagar. Nella nostra giornata a Udaipur scopriremo presto perché è chiamata città dei laghi, e quanto stretto sia il legame di questa parte del Rajastan con l’acqua, che la rende unica tra miei ricordi indiani.
A poca distanza dal nostro hotel si un magnifico giardino verde e curatissimo, chiamato Saheliyon-ki-Bari, fatto realizzare da un Re per la sua regina. Percorriamo i vialetti di questo giardino immersi nel verde e in un’umidità sempre crescente, che quasi ci abbraccia. Il suono dell’acqua ci conduce in una dimensione parallela. L’effetto è voluto. Dei getti d’acqua che zampillano dal terreno o da alcuni elefanti posti attorno ad una grande vasca sono indirizzati volutamente verso delle grandi foglie verdi per produrre il caratteristico suono della pioggia monsonica.
Personalmente ho amato tantissimo stare qui! Mentre noi sudiamo, ma in pieno relax, uno stuolo di giardinieri tiene in ordine questo luogo. Non li invidio… per quanto lavorino in un luogo bellissimo, farlo a queste temperature e con questa umidità deve essere estenuante.
Poco fuori città, per visitare un tempio molto speciale
Del secondo luogo che visitiamo ho solo qualche scatto all’ingresso. Si tratta di un magnifico tempio induista, lo Shri Eklingji Prabhu, all’interno del quale purtroppo è vietato fare foto o video. Siamo fuori da Udaipur, la strada che corre davanti al tempio è polverosa e pericolosa. Dei pullman passano a tutta velocità schivando quasi per miracolo le persone che sono a bordo strada (noi compresi). Alcuni uomini friggono le prelibatezze locali in pentoloni concavi più neri della pece, appena rialzati rispetto a dei fiumiciattoli di liquami non meglio identificati. C’è un sacco di movimento, e noi abbandoniamo le nostre comode scarpe per procedere scalzi in un tunnel che ci conduce dentro l’area sacra.
Dentro il tempio
Una bella musica si diffonde nell’aria, e dentro il tempio vediamo due donne che danzano rivolte l’una verso l’altra mentre dei cantori intonano il mantra “om namah shivaya” in modo compulsivo. Ci viene spiegato che il tempio sorge qui perché una mucca, sacra per la religione indiana, veniva qui a sfregare le proprie mammelle su un lingam primordiale rilasciando il suo latte, segno evidente del fatto che si tratta di un luogo sacro. Che ci sia una forte carica spirituale è davvero palese. A noi il tempio, che è composto da moltissime piccole cappelle e da un cortile interno fatto di viottoli che corrono stretti tra queste e degli oggetti sacri disposti in modo non troppo ordinato, è piaciuto davvero tanto!
Di nuovo in marcia verso Saas Bahu
Rimaniamo fuori da Udaipur percorrendo le strade indiane, affollate di persone, moto e mucche che si rilassano un pò dove capita, e costeggiamo un piccolo lago nel quale si bagnano in grandi gradoni alcuni uomini anziani, per recarci in un complesso sacro molto antico, in parte in rovina, il Saas Bahu.
Saas Bahu: i resti di una civiltà perduta affiorano dalle acque!
Nel periodo poco precedente al nostro arrivo in India i monsoni sono stati implacabili, e ha piovuto davvero tantissimo, al punto che l’antico complesso è parzialmente sommerso di acque (al limite della praticabilità), ma proprio per questo ancor più affascinante. Su un ripiano artificiale stanno due bei templi di dimensioni simili (uno è poco più grande dell’altro), all’interno dei quali per la prima volta nel nostro viaggio respiriamo quell’odore misto di guano di pipistrello, umidità e forse la eco lontana di tonnellate di incenso bruciate nei secoli che caratterizza tutti i templi più antichi di questa terra sacra.
Alla scoperta dei bassorilievi
Sono dei templi bui, illuminati soltanto da alcune finestre sempre di pietra, che si sviluppano lungo un corridoio laterale che fa il periplo dell’area sacra posta al centro (anche se in alcuni casi si tratta di stanze più o meno grandi con il simulacro posto in posizione frontale rispetto alla porta di ingresso). Entrambe le strutture sono istoriate in ogni punto, sia all’interno che all’esterno. Delle magnifiche ballerine (strette parenti delle ballerine rappresentate lungo le mura dei templi di Angkor Wat). Le colonne che emergono dallo straripamento del lago fanno pensare ad Atlantide, la civiltà perduta. Un fascino mistico e misterioso avvolge tutto il luogo, e vedere delle api gialle (o vespe??) che sembrano rendere omaggio ad una rappresentazione di Ganesh rende ancor più particolare il tutto.
Una giornata ad Udaipur: Le trappole per turisti
Non c’è viaggio o tour degno di questo nome se non fate visita almeno una volta ad una “trappola per turisti”. Le guide, specie nei paesi più poveri, vivono anche di questo, perchè anche se lo negheranno fino alla morte, hanno delle piccole provvigioni dai negozi per portare i loro gruppi a far visita “ad uno degli ultimi negozi onesti, di quelli che vendono il vero artigianato locale, non le cose cinesi ecc. ecc.” – Difficilmente questi negozi attirano la mia attenzione, anche perché personalmente non sono amante dei souvenir. C’è però da dire che si tratta di luoghi spesso molto interessanti sotto altri aspetti. È difficile che non vi venga offerto un buon masala chai, all’interno c’è sempre l’aria condizionata accesa, e i negozianti sono molto affabili anche se non comprate nulla (e se il gruppo è numeroso è impossibile che tutti escano a mani vuote).
Un’altra cosa che mi colpisce è quanta roba riescano ad affastellare sui loro scaffali. Mi sembra sempre di vedere migliaia di oggetti di valore o comunque di buon pregio, e i prezzi sono spesso conseguenti, anche se non c’è luogo in Asia e neppure in India dove non sia possibile trattare e spuntare un prezzo ben più ragionevole di quello inizialmente proposto da questi mercanti. Non starò a spiegare metodi di contrattazione particolari, cosa che ho spesso visto suggerire da stuoli di travel blogger (cose tipo “offrite un quarto del prezzo per pagare la metà di quanto proposto dal commerciante”). Prossimamente in una nota specificamente dedicata vi darò alcuni suggerimenti… umani!
Il Castello sull’acqua (Lake Castle) ad Udaipur
Recandoci presso uno dei moli del Pichola Lake ho modo di osservare con terrore i ponteggi che i muratori indiani utilizzano per restaurare un imponente palazzo che affaccia sul lago. Sono fatti di bambù legato con indubbia maestria, ma che non possono convincermi che si tratta di strutture troppo precarie perché possano garantire la sicurezza di chi dovrà lavorarci. Silenziosamente in cuor mio prego per loro! Saliti su una barchetta a motore e indossati gli odiatissimi (da me) giubbotti di salvataggio arancioni (obbligatori!) passiamo in rassegna le rive del lago ammirando bellissime costruzioni e spiando dal nostro punto di vista privilegiato alcuni momenti della vita quotidiana degli abitanti, che non si curano né punto né poco di quattro turisti. Ma in generale mi sembra di aver capito che tutta l’India è così. Degli ospiti all’India non importa nulla. È lei la protagonista, enorme, immutabile eppure spesso all’avanguardia.
Al centro del lago sorge, come per magia, come in un libro di fiabe orientali, un bellissimo palazzo che sembra galleggiare nelle acque placide. Sbarchiamo e lo visitiamo, approfittandone per rifocillarci e per godere da vista del lago da una nuova prospettiva.
Al termine della nostra giornata ad Udaipur
Torniamo in hotel. Il piano è darci una sistemata prima di cena, dopo questa lunga giornata calda e umida. Ma appena tornati ci viene voglia di fare una passeggiata nei dintorni del nostro hotel- reggia. Percorriamo la stradina che discende la collina fendendo una fitta vegetazione verde carico. Proseguiamo lungo la via principale e veniamo sommersi di suoni di clacson e gas di scarico. Auto e moto sfilano a migliaia tendenzialmente con guida a sinistra invece che a destra, cosa che ci rende ancor più inquieti percorrendo questa strada verso il centro della città. La nostra gita viene interrotta dopo circa un km perché la strada diviene impercorribile a piedi a causa di un pantano di acqua, fango e feci che interrompe la carreggiata per almeno 10 metri. Ci accontentiamo di vedere alcuni negozietti raggiungibili saltando nei pochi spazi asciutti.
Altro tentativo!
Torniamo indietro e ci dirigiamo allora verso il lago, che però è tracimato invadendo la strada. Alcuni commercianti vendono prodotti seduti per terra. Ci godiamo per un pò questo spettacolo di umanità varia, così diverso da quelloal quale siamo abituati. Vediamo passare dei cammelli e un’infinità di moto e macchine che guadano la strada invasa d’acqua. È chiaro che la nostra giornata non può andare oltre, almeno non a piedi. Siamo poi decisamente stanchi, quindi decidiamo di riprendere la collina, tornando al nostra esilio dorato. Ceniamo dentro l’hotel e poi ci sediamo nel prato a guardare il lago e a bere una serie di birre prima di ritirarci nella nostra stanza. Domani, altro spostamento!
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