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Dove vorrei essere ora

Strane creature

Strane creature

I famosi viaggi mentali: dove sto davvero, e dove vorrei essere ora!

Capita durante i periodi più stressanti, quando lavoro da molto senza prendere ferie che siano ferie per davvero (qualcosa come 15 giorni di fila… ma mi accontenterei anche di  una settimana!) di vagare con la mente nei momenti di pausa, e di ritrovarmi trasportato da un dettaglio qualsiasi in un luogo del mio passato che mi fa rilassare per godere ancora una volta delle sensazioni provate quando ci sono stato. È così che mi è tornato in mente un luogo, dove vorrei essere ora, in Cambogia, lungo la strada che conduce da Phnom Penh ad Angkor Wat.

Un concetto alternativo di autostrada
Un concetto alternativo di autostrada

La comodità delle strade cambogiane

Una lunga strada sterrata, brulla ma molto trafficata, con dei perenni lavori in corso che stando a ciò che dicono i locals (va tanto di moda questa parola, non potevo non usarla!) non finiranno mai perché alimenta montagne di tangenti cinesi, lungo la quale può capitare di vedere le cose più disparate, come un banchetto sul quale si vende benzina dentro bottiglie di Fanta, o venditori di insetti fritti o ancora degli allevatori che attraversano un fiume con il loro bestiame.

Ma esattamente, dove vorrei essere ora??

A circa metà di questa strada di terra rossa ci siamo fermati in un ristorante del quale ad essere sincero ho un ricordo abbastanza sfuocato. Però ricordo chiaramente il bagno enorme, costruito a palafitta  sulla sponda dello Stung Sen, il fiume che gli scorre immediatamente dietro, e nel quale i reflui venivano scaricati liberamente e direttamente. Ricordo poi anche il dolce di fine pasto, che consisteva in un uovo crudo in un piatto con dello zucchero sparso sopra (che fui l’unico a mangiare con immensa soddisfazione per la qualità dell’uovo!). Un luogo molto generico, non particolarmente bello, come se ne trovano davvero tanti lungo quella strada: un bancone, una serie di tavolate e di sedie, dei finestroni per far entrare la luce. Ricordo che vendevano della sigarette cambogiane che acquistai immediatamente per le scritte esotiche sui pacchetti.

A fine pasto, prima di ripartire uscii fuori, davanti al ristorante per provarne una. Mentre fumavo, ad uno dei proprietari del ristorante chiesi nel mio inglese stentato informazioni sul ristorante e sul luogo dove ci trovavamo. Mi spiegò che davanti al bar era presente un complesso di statue raffiguranti tre leoni. Qualche anno prima il governo aveva mandato dei restauratori che avevano caricato le statue su dei camion per portarle a restaurare, e da quel momento non erano più tornate indietro. In compenso alcune strane statue a forma di testa multipla e rosa di cobra erano ancora presenti davanti al loro locale. Che nella mia mente si chiama “ristorante dei tre leoni”, ma nella realtà è il Kampong Thom Restaurant.

Aggiornamenti tratti da Google!

Rivedendo le foto di questo luogo vedo che c’è una biblioteca che cercando su google maps  scopro essere posta di fianco al ristorante. L’avevo completamente rimossa dai miei ricordi! Sbirciando le foto del ristorante, sempre su google maps, vedo che il cortese sig. Patrick Quow ha pubblicato questa bellissima foto che ritrae un magnifico leone di pietra (che però da street view non vedo) che potrebbe essere nel parco che hanno realizzato nel mentre sull’altro lato della strada. Sempre guardando su street view ho trovato la statua di un piccolo leone… e siamo a due! Chissà che pian piano non tornino tutti a casa loro!