Il viaggio verso l’India e l’arrivo a New Delhi
Contro ogni logica geografica per andare in India passiamo da Londra. Immagino, anzi sono certo, che esistano voli diretti tra Roma e New Delhi, ma di certo per noi è stato più conveniente dal punto di vista strettamente economico passare per l’aeroporto di Heathrow. Allo sbarco nell’aeroporto inglese succede una cosa strana. Una sensazione della mia compagna di viaggio e di vita ci convince ad uscire dall’area internazionale, dove saremmo dovuti restare in attesa dell’imbarco successivo, perché lei “sente” che la nostra valigia sia stata sbarcata per errore. Ha ragione. Usciti dall’area internazionale vediamo la valigia girare solitaria e abbandonata al ritiro bagagli, sul nastro trasportatore di coloro che erano già arrivati a destinazione! A quel punto, recuperata la valigia, ripetiamo tutte le formalità per rientrare nell’area di transito, compreso full body scanner (è la prima volta che ci capita di farlo).
Verso Oriente
Ci imbarchiamo su un bellissimo aereo che ci conduce dopo un numero infinito e incalcolabile di ore a New Delhi, dove fuori dall’aeroporto ci attende il solito caldissimo e umidissimo clima asiatico. Per fortuna la navetta che ci conduce in hotel ha l’aria condizionata. Una bella riproduzione del Signore Ganesh sul cruscotto, con tanto di tageti, ci introduce alle affollate strade indiane un ottimo benvenuto per l’arrivo a New Delhi! Dirigendoci verso l’hotel vediamo sfrecciare dai finestrini alcuni luoghi che nei giorni successivi avremo la possibilità di visitare.
I controlli all’ingresso… dell’hotel
Arrivati in hotel la navetta viene “verificata” con una attenzione mai vista negli altri viaggi. Per capirci: sotto la vettura viene fatto passare uno specchio per controllare che non vi siano bombe attaccate sotto l’abitacolo! All’ingresso sia noi che i nostri bagagli dobbiamo passare per il metal detector e lo sguardo sorridente ma fermo e scrutatore di alcuni uomini armati. Evidentemente le tensioni politiche con il Pakistan si fanno sentire. D’altra parte per ottenere il visto abbiamo dovuto dichiarare fra le altre cose di non avere parenti entro il quarto grado in Pakistan…
Le Meridien New Delhi
Superato il controllo all’ingresso ci godiamo la hall del “Le Meridien“, che è davvero fantastica. Una sorta di sacro lingam stilizzato si erge alle spalle delle receptionist. Lungo il pavimento della sala si muovono delle immagini proiettate dall’alto che interagiscono con gli ospiti. Siamo immersi nella luce, tutto risulta essere particolarmente piacevole e anche la musica di sottofondo ci rilassa. Ci avviamo verso la stanza e rimaniamo stupefatti dall’enorme piazza (non posso chiamarla in altro modo, vista l’ampiezza) che occupa il centro dell’hotel che si rivela essere enorme, col suo numero imprecisato di piani. La camera è arredata in stile moderno, i mobili sono essenziali e comodi. I colori della stanza sono caldi e accoglienti, tranne per una luce celeste che sovrasta la testata del letto, che al buio diffonde una luce soffusa. Si riveleranno molto utili per leggere delle luci direzionabili poste sopra i comodini.
Piccola considerazione sugli hotel nei tour
Durante i tour si visitano tante città, si fanno tantissimi chilometri e si sfidano, in particolare in Asia, temperature alte con tatti di umidità fuori dalla nostra concezione. A fine giornata è cosa buona e giusta poter godere di una stanza bella, pulita, ben arredata, che consenta di riposare serenamente e senza troppe preoccupazioni. Vi assicuro che dormire in stanze sporche, brulicanti di insetti che scappano sotto i mobili, cosa che non si può sopportare in generale, dopo aver fatto 450 km in un giorno è ancor meno sopportabile! Ma per quanto possano essere comode le stanze degli hotel, e questa è davvero bella e comoda, e per quanto ciò faccia parte del viaggio, le cose interessanti stanno tutte fuori dall’hotel. Infatti, come ogni volta, subito dopo esserci rinfrescati e aver lasciato le nostre valigie, siamo pronti a partire verso nuove avventure.
Iniziamo a visitare New Delhi: Il Raj Ghat
La prima cosa che andiamo a vedere è il Raj Ghat, il memoriale di Gandhi, luogo dove sono state seppellite le ceneri del Mahatma. Si tratta di un parco che orbita attorno a questo quadrato scuro coperto di fiori, molto frequentato dagli indiani, non so se per commemorare questo grande uomo o perché è un luogo dove si può fare una passeggiata in piena serenità lontani dai rumori del traffico. A noi piace molto, e abbiamo modo di vedere le famiglie indiane da vicino, mescolandoci a loro.
New Delhi: la nostra seconda tappa
Lasciato questo parco, ci immergiamo nel traffico per dirigerci verso un luogo quasi inaspettato. Si tratta di una enorme e bellissima moschea, la Majid-i Jahan-Numa. Ci fermiamo davanti ad uno degli ingressi, e la vediamo che ci sovrasta oltre una grande scalinata. Molti aquiloni volano in cielo, ma noi prima di guadagnare lo spiazzo antistante il luogo sacro facciamo un giro su un risciò a pedali nella zona intorno.
Il quartiere della Moschea Majid-i Jahan-Numa
Si tratta di un intrico di viuzze che a questo punto immagino abitate da mussulmani, strette e sporche, ma sporche davvero, odorose come poche ne ho sentite in vita mia, chiuse verso l’altro e ai lati da un intrico di fili elettrici e telefonici come già avevo visto in Vietnam. Non c’è soluzione di continuità tra i vari negozi e negozietti che ci scorrono a fianco. I proprietari svolgono molte delle loro attività lungo i bordi della strada di fronte a muri lerci di sporcizia e storia.
Immagini dal futuro?
Alcuni palazzi sono magnifici, riesco a capirlo nonostante sembrino abbandonati a se stessi da tantissimi anni, e siano ricoperte da insegne oscene, che ne offendono le forme. A fianco al nostro risciò scorre la vita stradale indiana, sempre più incomprensibile ai miei occhi, sempre più intricata di carretti, moto di ogni forma e stile e merci trasportate in spregio ad ogni logica fisica e di sicurezza stradale. E poi vedo le scimmie. È la prima volta che le vedo libere di scorrazzare ovunque. Corrono lungo i cornicioni e sui fili, ma le vedo solo per qualche secondo perché anche noi siamo in movimento, di ritorno alla Moschea Jama Masjid.
Chiacchierata tra lavoratori Cieli intricati su New Delhi A spasso fra le vie di Nuova Delhi Elementi architettonici affastellati creano abitazioni senza senso Scorci di New Delhi Trasportare persone pedalando è un lavoro massacrante Le scimmiette dominano New Delhi dall’alto Nel caos di New Delhi uno scorcio di bellezza improvviso Il cielo sopra New Delhi Gli occhi dell’India
La Moschea Majid-i Jahan-Numa
Il risciò ci lascia all’ingresso numero 3. Prima di imboccare la scalinata non posso non notare un camioncino che ha degli strani pendenti legati al paraurti di davanti e a quello di dietro. Sii tratta di zampe di gallina legate con dei pendagli blu scuro. Una sorta di “assicurazione” contro gli incidenti. La piazza davanti alla Moschea è affollata di ragazzi che fanno volare gli aquiloni. Purtroppo l’interno non è accessibile, ma la struttura è davvero maestosa e colpisce anche solo a vederla dall’esterno col suo bel colore rossastro. Restiamo a godere della bella temperatura e dello spettacolo degli aquiloni per un pò.
Inizia ad imbrunire e torniamo in hotel per una lautissima cena a buffet. Ovviamente non può mancare a fine giornata una birra locale. Si tratta della Kingfisher, mai bevuta prima. Non è ottima, ma dopo una giornata così lunga fa sicuramente piacere bere una bella birra in compagnia!
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