Questo articolo è comparso sul mio precedente blog qualche anno fa. Ma rileggendolo mi è venuta voglia di condividerlo anche qui. Lo scrissi in sala d’attesa dal veterinario, dove capitavo sempre più spesso in quel periodo. Nel frattempo Zombie (il gatto di cui parla) è morto. Forse.
Ho un gatto cazzutissimo.
È selvaggio. Cattivo.
Morde, graffia, soffia, si arrampica sugli alberi e caccia qualunque animale si aggiri intorno alla casa.
Ci porta tutta una serie di trofei. Animali interi o parti di animali. A volte uccellini. Più spesso topi di varie dimensioni. Qualche lucertola.
Ha un occhio cieco. Se lo è bucato da solo. Ma siamo riusciti a salvarglielo applicando delle creme sull’occhio, e lui ci ha ricompensati con tanti graffi sulle mani e sulle braccia.
Ha un piccolo proiettile che si è fermato a pochi millimetri dalla spina dorsale. Qualche coglione gli ha sparato. Ma lui non è morto. Forse chi gli ha sparato si.
Ha uno sfregio enorme nella zampa posteriore destra. Ha aggredito un cane che lo ha ferito ma poi è scappato a zampe levate.
Ora sta morendo. Ha un tumore al naso che lo sta consumando. Ma nel frattempo continua a dettare legge nella campagna. Continua a scacciare gli altri gatti e a uccidere mammiferi e uccelli senza pietà.
Ha deciso di morire come è vissuto. Sbattendosene delle malattie. Trattandole come se fossero moscerini da scacciare quando scocciano.
Quando vengo dalla veterinaria, dove è famoso per aver sfregiato lei e un paio di suoi colleghi veterinari, mi chiedo cosa ci faccio io qua??
Gli altri hanno dei cani o dei gatti generici. Casalinghi. Che trattano come dei figli.
Io il mio gatto lo tratto come se fosse un gatto selvatico, aresthu. Una piccola pantera. Se lo tratto senza rispetto lo pretende. Se ti fidi ti punirà. E lo sanno molti amici che sono finiti fra le sue grinfie.
Non so se morirà davvero per questo tumore incurabile. Anche perché una volta è morto. Ne sono sicuro. L’ho trovato morto eppure è ancora qui. Di fianco a me. Che se ne sbatte.
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