Capita spesso in viaggio di vedere cose che non avevi preventivato di vedere, e che magari hanno segnato il tuo immaginario per anni e non sapevi che fossero lì. Sono andato a vedere un monastero bellissimo a Hue, presso la Thien Mu Pagoda, costruito sull’ansa del fiume e mi sono ritrovato davanti una delle cose fra le più citate del XX secolo.
Per intenderci, hai presente il film “Persona” di Ingmar Bergman? Quando una delle due protagoniste sente parlare alla TV della guerra in Vietnam? La scena che viene trasmessa nel televisore è quella di un monaco che per protesta contro la guerra si cosparge di benzina e si dà fuoco. Una forma di protesta raccapricciante e incomprensibile. Almeno per me.
Oppure hai presente la copertina del primo album dei Rage Against The Machine? È sempre lui, Thích Quáng Duc.
Il monaco si cosparge di benzina e si dà fuoco mentre inizia la sua meditazione. Guardi la scena e sai che quelle fiamme lo stanno mordendo fameliche. Lo avvolgono devastando la sua pelle, e la carne, e le ossa. Ogni volta che vedo il video spero irrazionalmente che la storia cambi, che il suo stato di trance lo preservi. Spero che non senta il dolore come lo sentirei io. Lo vedi calmo, che ondeggia leggermente avanti e indietro con tutto il corpo. Forse però i suoi polmoni non ricevono neppure ossigeno. Ma lui avvolto nelle fiamme vola in un mondo altro, che non è dato comprendere a noi umani.
Ogni volta, contro ogni logica, spero che ce la possa fare. Che la sua meditazione lo salvi. Finché il corpo si arrende mentre la mente è ancora salda. La sua meditazione viene interrotta da un improvviso cedimento del corpo, che pende verso un lato. Il monaco si poggia su un gomito e riprende la posizione del loto. Ma poco dopo cede di nuovo. È finita.
Queste sono le foto dell’auto che ha accompagnato Thích Quáng Duc nel suo ultimo viaggio. Anche lei sfida le leggi della fisica e quelle dell’umana logica. Dopo oltre 50 anni puzza ancora di benzina.
Lascia una risposta